Sì perché fino al 2010 le famiglie italiane saranno costrette ancora a tirare la cinghia. Gli acquisti diminuiranno dello 0,5% nel 2008 e nel 2009. E dello 0,4% nel 2010. Il verdetto nero è firmato dalla Confcommercio che sentenzia: «Non ci saranno crolli, ma l’Italia patirà una crisi più lunga». Secondo le stime dell’associazione dei commercianti, infatti, per il comparto abbigliamento e calzature la contrazione sarà dello 0,5% per quest’anno. Dello 0,6% l’anno prossimo. E dello 0,8% nel 2010. Per ricreazione, tempo libero e consumi fuori casa la crisi si aggraverà progressivamente con cali nei tre anni dell’ordine dello 0,5%, dell’1,4% e del 2%. Anche considerando i dati sul totale della spesa sul territorio (quelli cioè che considerano non solo la domanda delle famiglie italiane ma anche dei turisti stranieri che spendono nel nostro Paese) lo scenario è tutt’altro che positivo: nel 2008 è infatti stimato un calo dello 0,7%, seguito da un -0,5% per l’anno prossimo e da un -0,6% nel 2010. Nell’anno in corso – secondo l’ufficio studi della Confcommercio – la flessione più marcata si registrerà nel comparto degli alimentari e bevande (-1,2%), seguita dal comparto trasporti, comunicazioni e altro (-0,8%) e dai tre comparti vestiario e calzature, abitazione e durevoli casa, ricreazione, tempo libero e consumi fuori casa, tutti con -0,5% per l’anno in corso. «Gli aspetti più problematici – spiega la Confcommercio – riguardano abbigliamento e calzature, alberghi, bar, ristoranti e spese per il tempo libero. Per questi è possibile che il peggio debba ancora venire. La crisi italiana non è come le altre; semplicemente perché c’era prima e non ha quindi nulla, o quasi, a che vedere con la congiuntura dei mercati internazionali. Certo, gli eventi di questi mesi enfatizzano le nostre strutturali debolezze, tutte ma proprio tutte italiane». Secondo l’associazione c’è poco da essere ottimisti per il futuro: «Quando gli altri ricominceranno a crescere noi continueremo a barcamenarci con le variazioni decimali di prodotto interno lordo e consumi, come accade da 20 anni a questa parte e in particolare dagli anni 2000». Le elaborazioni della Confcommercio prevedono infatti che, rispetto all’Italia che soffrirà per tre anni il calo dei consumi, Francia e Germania se la caveranno meglio. La prima resisterà con un aumento quest’anno dello 0,9%, l’anno prossimo dello 0,5% e nel 2010 ancora dello 0,9%, mentre in Germania dopo un calo dello 0,5% previsto nel 2008 dovrebbero susseguirsi un +0,2% nel 2009 e un +0,7% nel 2010. Polemico il commento della Codacons rispetto a questi dati. «Quello che però la Confcommercio non è in grado di spiegare è perché i suoi iscritti, invece di ridurre i prezzi, continuano ad aumentarli, nonostante il calo della domanda da loro stessi evidenziato» spiegano. Per il Codacons i commercianti, dopo l’allarme lanciato da questo loro studio, dovrebbero coerentemente abbassare i prezzi degli alimentari di almeno il 20%, considerato che dall’introduzione dell’euro ad oggi li hanno raddoppiati, contribuendo a mandare sul lastrico le famiglie italiane. «Invitiamo – conclude il Codacons – la Confcommercio ad inviare ai suoi iscritti una circolare per invitarli ad abbassare i prezzi, unico modo per rilanciare i consumi ed evitare la crisi in atto. Inoltre dovrebbe unirsi alla nostra richiesta di anticipare i saldi al 15 dicembre, se non vogliono avere un Natale magro».