Grembiule sì, grembiule no. Sette in condotta? Lezioni di educazione civica? Il mondo della scuola si divide sulla proposta del ministro dell`Istruzione Mariastella Gelmini, a partire dal web. Sono tanti, infatti, i commenti che gli insegnanti hanno dedicato nelle pagine dei loro blog al disegno di legge che intende riportare disciplina e severità all`interno delle mura scolastiche. Diverse le voci che hanno sollevato il loro disappunto sul provvedimento approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, in particolare per la valutazione della condotta. “Ma riuscirà un voto a cambiare qualcosa? Temo che chi arriva a certi livelli abbia ormai perso il rispetto anche per se stesso e non sarà la minaccia del voto a farli cambiare“, spiega una insegnante con un po` di rassegnazione sul suo ultimo post. Anche sulla proposta di reintrodurre il grembiule o le casacche scolastiche c`è chi dissente: “Sembra di tornare indietro di quarant`anni scrive un altro prof blogger . Ho cominciato a fare il maestro nel dicembre 1975 e non si usavano più. Oggi (ieri, ndr) all`Upim un intero reparto di grembiuli come quelli della mia infanzia. “Per evitare la competizione delle griffe“, dicono. Che deliziosa ipocrisia. Le differenze sociali si fanno sempre più feroci. Inutile cercare di mascherarle alla meglio. Non basta il tenue velo di un grembiulino“. Una internauta rincara la dose: “Se il grembiule serve a coprire le differenze, vietiamo anche gli astucci, mettiamo quaderni uguali per tutti, niente pennarelli colorati, niente penne personali, niente merendine portate da casa, e che dire delle scarpe?“. Sul fronte degli entusiasti per il grembiule, un utente (professore) dichiara categorico: “Ci vorrebbe, come in Giappone, la divisa. Ogni scuola la sceglie e gli studenti non devono indossare che quella“. Il Codacons critica intanto “fortemente“ la scelta di ripristinare il 7 in condotta nelle scuole italiane, come forma di prevenzione del fenomeno del bullismo. “Si tratta di un ritorno al medioevo afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi per giunta inutile, visto che non avrà alcun effetto pratico positivo. Se si vuol realmente combattere il fenomeno del bullismo, allora si deve pensare a una forma di educazione preventiva, in particolare attraverso campagne informative dirette ai giovani, capaci di sensibilizzarli sull`argomento. Indispensabile poi aggiunge realizzare corsi di sensibilizzazione anti-bullismo per i docenti“.