I prezzi di pane e pasta non sono giustificati dall’andamento delle materie prime, da tre settimane in fase di discesa. Per questo è doveroso che ci sia un’inversione di tendenza e che l’industria di trasformazione distribuzione faccia la sua parte. È il monito lanciato ieri dal garante dei prezzi Antonio Lirosi, a cui si sono aggiunte le voci delle associazioni di consumatori e produttori agricoli. Mentre Confesercenti, d’altra parte, ha passato la patata bollente all’industria molitoria, a cui spetta fare il primo passo; e Confcommercio ha richiamato al senso di responsabilità tutta la filiera. Il tutto creando una sorta di effetto domino che ha fatto rimbalzare la responsabilità sui diversi anelli della catena. È in sintesi il resoconto dell’incontro, svoltosi ieri al ministero dello sviluppo economico, tra Mister prezzi e pastai e panificatori. Lirosi ha annunciato che attiverà, a settembre, un piano di controlli per verificare che l’andamento dei prezzi nei passaggi di filiera sia coerente con l’andamento dei mercati internazionali. “Le notizie sulla campagna di raccolta del grano”, ha aggiunto, “sono positive e quindi sono prive di fondamento le notizie sulla carenza di scorte. Va fatto inoltre un controllo per evitare le speculazioni”. A conferma del dossier realizzato dal garante, alcune cifre diffuse da Codici, associazione a tutela dei diritti dei cittadini: in soli tre mesi ci sono stati aumenti di circa il 21%. Secondo quanto emerso dall’osservatorio, realizzato tra panifici e supermercati di alcune città italiane (Milano, Pescara, Roma, Napoli, Bari e Catanzaro), prendendo come riferimento diverse tipologie di pane, il prezzo varia a seconda delle città e con valori medi più elevati a Roma e ancora più alti a Milano, dove, solo per fare un esempio, un chilo di rosette costa 5,58 euro. “Se questa continuerà a essere la tendenza”, ha commentato il segretario nazionale del Codici, Ivano Giacomelli, “andremo incontro a un continuo calo del consumo del pane che diventerà sempre di più un cibo di lusso”. Alla replica del presidente di Confesercenti, Gaetano Pergamo, secondo cui a oggi i prezzi pagati dai panificatori per le farine risultano ancora in aumento, si è aggiunta quella di Confcommercio: “Come sempre e anche nel caso del pane e della pasta, non è mancato e non mancherà l’impegno della distribuzione commerciale per il contenimento dei prezzi”, hanno commentato al termine dell’incontro con il garante aggiungendo però che “anche nel caso del pane e della pasta, occorre che questo impegno sia condiviso lungo tutta la filiera a monte del commercio”. Confagricoltura è scesa invece in difesa dei produttori: “I prezzi franco azienda di pasta e pane non risentono né sono responsabili degli aumenti che si registrano al consumo; la tendenza, anzi, va verso una flessione dei ricavi per unità di prodotto”, hanno sottolineato dall’organizzazione, aggiungendo che “mentre si discute di inflazione da pasta, la quotazione media del frumento duro a giugno 2008 si è ridotta di oltre il 14% su base mensile e a luglio ha subito un’ulteriore riduzione dell’8,4%”. Stesso trend per il frumento tenero, che a luglio ha perso il 13,3%. Tutto questo è la denuncia di Confagri, mentre i costi di produzione sono aumentati e non accennano a diminuire. A fare i conti in tasca ai cittadini, invece, ci hanno pensato le associazioni dei consumatori, secondo cui, a causa dei continui rincari di prezzi e tariffe, le famiglie italiane, nel 2008, perderanno potere d’acquisto per 2.085 euro. In particolare, secondo Adusbef e Federconsumatori, per sostenere gli aumenti del settore energetico e agroalimentare serviranno 1.813 euro. A tali voci si sommano poi gli aumenti nelle spese per servizi assicurativi 55 euro, servizi bancari 35 euro, trasporti 80, acqua 25, nettezza urbana 32, servizi balneari 45. Sul piede di guerra anche il Codacons: “Se entro pochi giorni il prezzo di pane e pasta non subirà un sostanziale calo, invieremo una denuncia formale a 104 procure della repubblica di tutta Italia, chiedendo di aprire delle indagini sul territorio per aggiotaggio e speculazioni a danno dei consumatori, che pagano per questi prodotti cifre del tutto ingiustificate”, ha annunciato il presidente, Carlo Rienzi.