Il Coordinamento dei comitati farà festa assieme al sindaco, ma permangono le diversità di vedute sul numero minimo di vicentini che dovranno partecipare alla consultazione popolare del 5 ottobre perché questa abbia un senso. Al quorum difficile da raggiungere posto da Variati, il movimento contro la base risponde con un meno oggettivo «intanto pensiamo a fare un bel risultato, poi si vedrà». Le speranze di Giancarlo Albera e i suoi sono riposte sì nella sentenza del Tar attesa per l’8 ottobre e nella Corte europea, ma soprattutto in un ripensamento degli statunitensi. A rafforzare questa idea ci ha pensato il generale italiano, ex capo di stato maggiore del Comando Nato, Fabio Mini, sostenendo che «gli americani sono molto sensibili all’opinione che ha di loro la comunità di accoglienza». Secondo questa logica, un’affermazione alle urne dai contorni netti, seppure non nella misura che si aspetta il primo cittadino, dovrebbe indurre gli Usa a lasciar perdere l’opzione Dal Molin. Nasce in questo clima la Festa della partecipazione, prevista per sabato 27 settembre, dalle 18 alle 23, in Campo Marzio. Musica, teatro e interventi per dire no alla base e sì alla consultazione. Una festa che il fronte del Sì Dal Molin capitanato da Roberto Cattaneo ha tutta l’intenzione di rovinare con una sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando quella del Tar, giudichi illegittima la consultazione promossa da Variati. «È evidente che se arrivasse un parere negativo a ridosso della consultazione, la stessa non si potrebbe tenere nel giorno stabilito», dice Albera. «Ci sarebbe infatti ilricorsoper la revocazione del provvedimento. Ma a renderci ottimisti c’è il precedente del ricorso che abbiamo fatto con Codacons, quando il Consiglio di Stato ha legittimato la consultazione. Da notare che il generaleMini ha affrontato anche l’aspetto economico del Dal Molin e ne è risultato che solo gli americani hanno interessi nella sua costruzione. Per Vicenza sarebbe solo un investimento anacronistico e parassitario’. Non si tratterebbe di opera di difesa nazionale e quindi sarebbe un abuso edilizio».