La costruzione della nuova base americana all`aeroporto Dal Molin potrà riprendere: il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso della Presidenza del Consiglio e del ministero della Difesa, ha dichiarato illegittima l`ordinanza del Tar del Veneto che ne aveva decretato la sospensione. Secondo i magistrati della IV Sezione, il consenso espresso dal governo di Roma al Pentagono “è un atto politico e come tale insindacabile dal giudice amministrativo“. La sentenza, che cita l`accordo militare bilaterale tra Italia e Usa del 20 ottobre 1954 (tuttora coperto da “classifica di riservatezza“), precisa che la “consultazione della popolazione interessata – il referendum sul Dal Molin annunciato dall`amministrazione di Vicenza – non rientra in alcun modo nella procedura di autorizzazione ad un insediamento militare, di esclusiva competenza dello Stato“. Infine, i presunti “danni ambientali – contestati dagli oppositori della base e riconosciuti dal Tar – per i giudici di Palazzo Spada sono “privi di riscontri concreti“. E perciò “ irrilevanti“. Esulta il governatore forzista del Veneto Giancarlo Galan: “Evviva il Consiglio di Stato e abbasso l`odioso fanatismo anti-americano“. Soddisfatte anche Lega e Udc, che richiamano al rispetto degli accordi internazionali sottoscritti. Ben diversi i toni sull`altro fronte. “Da oggi a Vicenza riparte la mobilitazione“, tagliano corto Paolo Pavin e Cinzia Bottene, leaders del comitato “No dal Molin“. “Per noi non cambia nulla: Vicenza sarà chiamata al referendum, la seconda domenica di ottobre“, fa eco il sindaco di Vicenza Achille Variati (Pd); che si dice “angosciato all`idea che un`intera comunità sia impotente davanti una scelta definita “insindacabile“ dalla magistratura“ e confida nella “sensibilità dell`amico e alleato americano“. Agli oppositori promette sostegno il neosegretario di Rifondazione Paolo Ferrero: “Riteniamo profondamente sbagliato il raddoppio della base militare Usa in una città che è patrimonio dell`umanità dell`Unesco.“. Mentre il Codacons, autore dell`istanza accolta dal Tar e poi ribaltata in secondo grado, annuncia “nuovi motivi di ricorso“. Le proteste, intanto, sono già ricominciate. In serata si è svolto un sit-in con slogan e fiaccole davanti ai cancelli dello scalo aereo, in viale Ferrarin, a ridosso del centro. Erano in 150 e hanno sfilato con pentole e fischietti. Slogan contro i giudici del Consiglio di Stato: “Ci hanno tolto la possibilità di esprimerci“. Quindi hanno eretto un simbolico muro di sbarramento sulla strada che conduce all`aeroporto. I manifestanti hanno cementato sull`asfalto anche un bidet, seguiti con discrezione da un nugolo di forze dell`ordine, che tuttavia non sono mai intervenuti. Quindi si sono spostati verso la caserma Ederle, sede della Setaf, dove la protesta è andata avanti fin oltre le 23. Domani sera è prevista una fiaccolata. E dal 4 al 14 settembre i comitati hanno lanciato il “campeggio nazionale No Dal Molin“ intorno al complesso militare: “Se i lavori saranno iniziati – è l`avvertimento – noi li bloccheremo“.