Si inasprisce la guerra dei cittadini contro gli abusi dei comuni nella istituzione di parcheggi a pagamento. Mentre in poche ore decine di migliaia di mail, come quella trascritta qui sotto, hanno intasato il sito del Comune di Roma, con la richiesta di riavere indietro le multe pagate ingiustamente a Roma (ma la richiesta deve essere inoltrata, per interrompere la prescrizione, anche dai cittadini delle altre città dove mancano i parcheggi gratuiti accanto a quelli tariffati), nelle altre città si mettono a punto migliaia di ricorsi ai Giudici di Pace basati sulle stesse motivazioni del TAR del Lazio. E a Salerno e Milano due sentenze dei Giudici di Pace emesse stamanI hanno annullato altrettante multe irrogate in zone delle due città dove non erano statI garantiti spazi di parcheggi gratuiti adeguati come previsto dal codice della strada. Il CODACONS intanto ha inviato una richiesta , sulla base dell’art. 140 del codice del consumo, la norma che attribuisce alle associazioni di consumatori il diritto di chiedere allo Stato la emissione di atti che possono impedire e prevenire danni ai cittadini, al Ministro degli Interni e ai Prefetti affinché, avvalendosi dei poteri di direttiva che quel Ministro ha sui Comuni, annulli di ufficio le delibere comunali che istituiscono zone di parcheggi a pagamento in tutta la città senza assicurare aree di parcheggi gratuiti e blocchi le multe laddove non è rispettata la proporzione tra i primi e i secondi.
Ma a Roma la situazione si complica: infatti la sentenza del TAR ha a annullato la delibera per omissione di atti dovuti, come la necessaria istruttoria sulle varie zone tariffate, ma il Giudice amministrativo è andato oltre e ha bocciato l’istruttoria svolta – per incarico del Comune – dalla stessa STA , ossia la società privata che era interessata ad incassare le multe. Il TAR ha correttamente rilevato che la STA , soggetto interessato, non poteva svolgere l’istruttoria per palese conflitto di interesse e incompatibilità avendo tutto l’interesse ad incrementare gli incassi . Di qui è scaturita la doverosa denuncia alla Procura della Repubblica – inoltrata insieme alla sentenza del TAR dal CODACONS – per accertare se in tale modo di procedere sia ravvisabile un abuso di atti di ufficio, punito dall’art.323 del codice penale.
Chi , infatti, ha incaricato un soggetto incompatibile può essere ora indagato penalmente dalla Procura romana.
Di seguito il link per scaricare i modelli per chiedere il rimborso delle multe illegittime e/o al Codacons per aderire all`azione comune.
N.B.
Per inviare la mail al Comune di Roma è necessario collegarsi al sito www.comune.roma.it e cliccare sul link “Scrivi agli uffici”