È cominciata così. Partito dagli Usa, lo tsunami dei mutui subrime ha poi incrociato il galoppare del carburante, così, come un virus senza vaccino, la crisi del comparto automobilistico ha finito per contagiare anche l`Italia. E le previsioni per il futuro non sono certo rosee. Gli esperti per giugno si aspettano un nuovo calo delle immatricolazioni del 20%, ancora più consistente rispetto alla flessione registrata a maggio del 17,56%. Ma la crisi diffusa sembra non spazzare via gli ottimismi di Sergio Marchionne. E pensare che proprio le aspettative circa l`andamento del mese di giugno erano state le cause del violento sell-off sui titoli Fiat. Ora il manager italo-canedese, che nel suo ultimo intervento aveva definito il mercato automobilistico “pessimo“, corregge il tiro. “Il mercato in generale è debole, ma non ha nulla a che fare con Fiat. Confermiamo tutti i target – sostiene l`ad del gruppo torinese – compresa la quota dell`8% in Europa. Noi siamo oltre il 30%, quindi teniamo bene. E quest`anno faremo circa 64 miliardi di fatturato e il mercato italiano rappresenta una parte piuttosto minima sia a livello di ricavi sia a livello di contributi“. Da tenere sotto stretta osservazione sono anche la Cnh e l`Iveco, le due aziende del Gruppo Fiat che operano rispettivamente nel campo delle macchine agricole e in quello dei veicoli commerciali e industriali. Queste infatti pesano per un bel 40% sui conti del Lingotto, e poiché continuano a incrementare le loro vendite, sono una spalla su cui contare. E mentre Emma Marcegaglia e Luca Cordero di Montezemolo sono arrivati insieme all`Unione industriale di Torino a bordo di una fiammante “Mito“, il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, si è cimentato in commenti positivi per la ripresa del Lingotto. “Le nuove difficoltà derivano dal caro petrolio e dal conseguente calo del mercato automobilistico, ma sono certo che la Fiat saprà superare anche queste sfide e sono qui anche per dimostrare la vicinanza del governo“. Intanto però, abbandonate le parole, a Piazza Affari sono prevalse le vendite e il titolo ha perso lo 0,81%. Frenate che ormai non sono più una sorpresa per Adoc e Codacons, che da mesi deprecano la progressiva crisi del settore. “Il caro greggio sta mettendo in ginocchio un settore produttivo vitale per la nostra economia – commentano i Presidenti delle associazioni dei consumatori – finora non sono state adottate soluzioni concrete per evitare il collasso del principale settore industriale italiano e ora si stanno pagando le conseguenze. Chiediamo un intervento del Governo, che riduca le tasse sui carburanti e che metta pressione ai petrolieri per attuare una vera concorrenza. Anche l`Antitrust deve indagare sulla presenza di eventuali cartelli nel mercato auto“. Il vento della crisi non sembra affievolirsi, ma tutti auspicano a un ritorno degli anni d`oro per la Casa torinese, quando Giovanni Agnelli ripeteva “se va bene Fiat, va bene l`Italia“.