Le associazioni dei consumatori lanciano un messaggio chiaro alla Regione ed ai Comuni umbri, memori di quanto accaduto in passato, ad esempio, su bollo auto e Tarsu. Il recupero di Ici, addizionale regionale e comunale Irpef ed altri tributi locali risulta fondamentale soprattutto in un momento in cui i cittadini-contribuenti non sarebbero in grado di sostenere recrudescenze fiscali. L’Umbria, tra l’altro, parte da una situazione già pesante considerando che dal 1999 al 2007, secondo l’analisi del Centro studio sintesi, le addizionali (regionale e comunali) Irpef sono cresciute in media del 200% portando via circa 214 euro a persona. A fronte di un reddito disponibile cresciuto del 19,8%, il peso di contributi Inps e Irpef netta è cresciuto, rispettivamente, del 21,6 e del 3,61%. Un quadro che evidenzia il peso crescente delle tasse locali che hanno indotto le stesse amministrazioni a pigiare maggiormente sul pedale del recupero dell’evasione. «Il nostro è un punto di vista duplice», spiega Anna Maria Cosso, neo segretario regionale di CittadinanzAttiva. «La lotta all’evasione è fondamentale per ristabilire l’equità e siamo favorevoli a questo. Ma il cittadino-contribuente va tutelato contro casi di cartelle pazze o altre modalità di recupero verso le quali non appare tutelato. L’alleanza che dal 2006 è stata stretta con l’Agenzia delle Entrate (Aaee) sta dando i suoi frutti nelle grandi città italiane dove gli accertamenti sono più complessi. Nei comuni più piccoli accordi del genere sono più difficili ma in Umbria (a partire da Spoleto, ndr) si sta già muovendo qualcosa in questo senso». La lotta all’evasione viena allargata al contrasto agli affitti in nero, al commercio abusivo ed alle residenze fittizie all’estero. «Tutti ambiti nei quali i comuni, tramite l’anagrafe, la polizia municipale – aggiunge Cosso -, può mettere in campo forze a sostegno dell’Agenzia delle Entrate. Certo c’è da considerare che a fronte di uno sforzo immediato, i municipi riceveranno poi il 30% di quanto recuperato solo ad incasso avvenuto». Come dire che da parte dei comuni c’è da valutare un costo opportunità di tali operazioni. «I recenti accordi tra Inps e Agenzia testimoniano di una volontà al dialogo che CittadinanzAttiva ha sempre invocato anche se spesso manca il punto di vista del cittadino-contribuente. Non chiediamo delazioni ma una maggiore considerazione tramite, ad esempio, le "consulte fiscali", perché nell’azione di accertamento è facile commettere errori e visto che spesso i cittadini si rivolgono a noi per difendersi da ingiunzioni sbagliate, chiediamo maggiore partecipazione alle politiche di lotta all’evasione». Il problema sta nei controlli incrociati che spesso non funzionano. «Tali operazioni vanno fatte con attenzione – aggiunge Cosso – perché in un momento come questo non ci si può permettere di sbagliare». Un esempio concreto arriva in questo senso dal caso delle bollette pazze della Tia dilagato due anni fa a Perugia. «Tanti errori – aggiunge Carla Falcinelli, presidente del Codacons Umbria – sono stati generati dall’aver messo a confronto dei data base non aggiornati che tenevano conto di persone decedute o ormai fuori dal nucelo familiare. Poi c’è anche un problema di scarsa informazione». L’auspicio è che la Pubblica amministrazioni non veda il cittadino solo come nemico da "spennare". «Dovremmo sentirci alleati – osserva Anna Maria Cosso – al di là del fatto che a nessuno piace pagare: chi si rivolge a noi per contestare cartelle o avvisi di accertamento lo fa perché cerca equità non perché vuole fare il furbo. E questo risulta dalle centinaia di segnalazioni raccolte nel rapporto annuale Pit servizi». Insomma, la vecchia filosofia "pagare tutti per pagare meno": «Il problema dell’evasione esiste – spiega Salvatore Lombardi, presidente regionale di Confconsumatori – anche se limitato: in Umbria c’è molto senso civico ed a volte chi non paga non è per un problema del cittadino. In ogni caso verifiche e controlli incrociati portano quasi sempre a recuperi sostanziosi. Del resto i comuni si sono dovuti attrezzare perché sanno che è impossibile mettere mano a tariffe e imposte locali che hanno trainato gli aumenti degli ultimi anni. In alcuni casi, pur essendo le persone responsabili, il problema è che manca "moneta sonante". Le persone si sono impoverite e per poter mettere tutti in condizione di consumare e di pagare anche tasse, imposte e tributi, servono altre misure dal governo centrale: detassazione delle tredicesime e misure a sostegno di salari e pensioni, ad esempio. La social card è un provvedimento impalpabile, servono interventi organici».