Secondo quanto confermato dal ministro delle Riforme Vannino Chiti, nella finanziaria attualmente in discussione dovrebbe tornare la class action, o meglio la finta e scandalosa class action all`italiana, una normativa negativa e controproducente che peggiora la già vergognosa situazione attuale.
Tutti i progetti di legge in discussione presso la commissione giustizia sono pessimi, e purtroppo in particolare quello governativo proposto con il n. 1495 da Bersani, tutti studiati nell`esclusivo interesse delle banche e delle assicurazioni, al fine di rallentare sino all`immobilismo totale qualunque azione giudiziaria nei loro confronti. Un`approvazione di questi progetti in discussione costituirebbe ESCLUSIVAMENTE UN DANNO per i consumatori italiani, che si verrebbero a trovare in una situazione ben peggiore di quella attuale, costretti a ben 3 giudizi diversi, con almeno 3 gradi l`uno (per un totale di 9 processi, per un minimo di 20 anni!), per poter recuperare ad esempio i 10 euro di interessi illegittimi su un conto corrente. Senza considerare la totale assenza dal progetto governativo del danno punitivo (la condanna proporzionata al fatturato delle aziende che hanno commesso un illecito) unico reale deterrente, sull`esperienza americana, contro le vessazioni nei confronti dei consumatori.
In questa situazione, il Codacons valuta scandalosi i vari tentativi (emendamenti Manzione e Bordon) di inserire nella finanziaria addirittura un nuovo testo di class action, differente da quelli al momento in esame, e mai portati a conoscenza delle associazioni dei consumatori prima di questo incredibile tentativo di blitz!
Mentre negli Stati Uniti, come ha ricordato anche Mario Monti nell`articolo del 4/11 sul Corriere della Sera, l`applicazione delle norme sulla concorrenza avviene per il 10 per cento a opera dell`Antitrust e per il 90 per cento attraverso cause per danni presso le corti, purtroppo in Italia la class action è diventata, per le forze politiche, solo un irresponsabile strumento per cercare, disperatamente, il consenso dei consumatori ormai irrimediabilmente perso.