Le tre associazioni avevano già espresso la loro ferma opposizione alla decisione della Commissione di consentire la presenza di OGM negli alimenti nella percentuale dello 0,5%. Le stesse, infatti, ribadivano la loro scelta di ancoraggio al principio di precauzione, sancito dalla Comunità Europea, e quindi coerentemente attestate a tolleranza ZERO sugli OGM.
Nell’accordo di ieri risultano prevalenti le ragioni delle transazioni commerciali rispetto alle esigenze dei consumatori. Perché nascondere nell’etichettatura il fatto che alimenti e mangimi al di sotto dello 0.9% siano costituiti da prodotti OGM a partire dalle semine in campo o dall’allevamento degli animali?
Si rischia in questo modo di compromettere il progetto di un’agricoltura europea orientata verso obiettivi di maggiore qualità e salubrità, legittimando vere e proprie soglie di inquinamento.
Considerato l’attuale sistema disastroso dei controlli pubblici per ottenere informazioni certe sarà necessario un ingente impegno economico delle imprese per ottenere quello che dovrebbe essere un semplice diritto: conoscere lungo il processo come un prodotto viene ottenuto, con quali tecnologie, quali sono i suoi effetti sull’ambiente e la salute.
L’intervento della Ue, inoltre, rappresenta una manna dal cielo per le multinazionali dei prodotti alimentari per lattanti. Per questi ultimi, infatti, la legislazione nazionale risulta maggiormente protettiva mentre la normativa europea non tiene conto della necessità di proteggere i minori di anni 3 dai rischi collegati all’utilizzo di sostanze ogm e va a unico vantaggio delle multinazionali.
Inoltre è di recente partita un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma in tutta Italia, a seguito di una denuncia dei consumatori, per accertare se determinate marche vendano prodotti geneticamente modificati e se lo dichiarino nelle etichette.
Federconsumatori, Adusbef, Codacons chiederanno conto al Ministro Alemanno delle ragioni che hanno portato l’Italia ad assecondare una posizione contraria agli interessi generali dell’economia del Paese e destinata a pregiudicare la possibilità di scelte di maggior rigore ed al rispetto del principio di precauzione.