Continuano a scendere anche ad agosto i consumi delle famiglie italiane: il calo dell’1,5% è il decimo segno negativo negli ultimi dodici mesi e il sesto consecutivo. Complessivamente nei primi 8 mesi del 2008 la riduzione è stata del 2% a fronte del +1,3% registrato nello stesso periodo del 2007. L’andamento, rilevato dal centro studi della Confcommercio, segnala una situazione di forte difficoltà per le famiglie, il cui minor reddito disponibile sta portando anche ad un rallentamento dei consumi di quei beni come le comunicazioni che nei mesi precedenti, avevano mostrato una certa vivacità. Per quanto riguarda i prezzi del paniere di beni e servizi considerati nell’indicatore della Confcommercio, ad agosto la loro dinamica permane più elevata rispetto a quella dello scorso anno sia per alimentari, bevande e tabacchi, che per beni e servizi per la mobilità, i cui consumi sono calati del 2,5%. Rallentano poi i servizi per le comunicazioni (+5,2%), sanità e cura della persona (+0,4%), mentre è in calo la domanda dei beni e servizi ricreativi (-4,4%) e degli articoli d’abbigliamento e calzature (-3,4%). Le uniche voci che registrano una certa crescita, anche se difficilmente quantificabile prima dei consuntivi di fine anno, sono quelle concorsi a pronostico, come lotterie istantanee e scommesse anche via internet. Relativamente ai consumi di beni e servizi per la casa il calo è dello 0,7%. Amaro il pronostico del presidente Carlo Sangalli, secondo cui la crisi farà chiudere il 2008 con un segno meno sia per il Pil, che per i consumi, su cui non giovano gli "scossoni" finanziari che raffreddano il clima di fiducia di famiglie e imprese. "Una prospettiva tutt’altro che rosea", prosegue Sangalli, "che rafforza la necessità di mantenere sì il rigore sui conti pubblici ma, al contempo, di sfruttare ogni margine di manovra disponibile per ridurre le tasse". Secondo il presidente occorrono provvedimenti anticiclici che facciano ripartire la domanda interna, vero ‘tallone di Achillè della nostra economia, come ad esempio rendere strutturale la riduzione delle tasse sui premi e sugli straordinari; una mossa che si tradurrebbe in maggiore reddito netto a sostegno dei consumi. A dimostrare la recessione in atto, secondo il Codacons, non è tanto il calo nei servizi ricreativi (-4,4%) o nel settore abbigliamento e calzature (-3,4%), quanto il calo nel settore alimentare (-2,5%). Per il Codacons, però, la Confcommercio dovrebbe anche trarre delle conclusioni dalla lettura dei propri dati. "Visto che le quantità vendute calano dell’1,5%, come spiegano che i prezzi sono aumentati del 3,3%? Nel settore alimentare, addirittura, i consumi calano del 2,5% ma i prezzi, stando sempre all’Icc, sono aumentati del 5,9%?". Per questo il Codacons invita la Confcommercio "a proporre ai propri associati una riduzione dei prezzi del 20%, unico modo per rilanciare i consumi ed evitare una stagflazione".