“Noi non siamo favorevoli alle aperture domenicali dei supermercati e lo ribadiamo con forza“. La Cisl non ci sta e – per bocca del segretario provinciale di categoria, Antonio Mastroberti – chiarisce la sua posizione sul tema, al centro di vibranti polemiche in città ormai da mesi: “La nostra linea – dice Mastroberti – è chiara e non può essere travisata“. La Cgil, che nei giorni scorsi ha rivendicato con orgoglio una linea intransigente sull`ipotesi di consentire un maggior numero di aperture dei centri commerciali di domenica, non è insomma rimasta la sola a rispondere picche: “Esprimiamo da tempo il nostro ?no? al lavoro domenicale, a livello nazionale come in ambito locale. A Como sono sorte polemiche a non finire, ma la questione non è certo nuova, se ne discute da anni“. Chiarita la netta contrarietà all`idea di impiegare i lavoratori anche di domenica, il segretario della Fisascat spiega però che non si tratta di un rifiuto pregiudiziale e che pertanto la Cisl non verrà meno al compito del sindacato: “Il nostro ruolo è quello di trattare e di trovare delle soluzioni in grado di tutelare i lavoratori – dice Mastroberti – e quello faremo. Siamo contro le aperture domenicali ma, visto che ci sono e potrebbero essercene altre, dobbiamo sederci intorno a un tavolo e stipulare gli accordi del caso, per il bene dei lavoratori“. La questione delle aperture domenicali dei supermercati sul Lario tiene banco da tempo. La polemica nasce dalla legge 30 del 2007, che ha introdotto una nuova classificazione di “zona a rilevanza turistica“ (ora a Como vi rientrano solo il Gs di via Recchi e la Standa di via Boldoni) e ha ridotto a 21 le domeniche di apertura concesse ai supermercati fuori da questa zona. La norma prevede però che il sindaco possa prevedere un incremento di 10 domeniche rispetto alle 21 previste, dopo aver ottenuto il parere favorevole delle associazioni più rappresentative dei consumatori, dei commercianti e della grande distribuzione. Nell`incontro del 20 maggio scorso le associazioni avevano chiesto a maggioranza di non concedere deroghe, poi però Codacons, Unione industriali, Confartigianato e Cna hanno preteso che il tavolo venisse riconvocato, per potersi esprimere nel merito della vicenda. Una posizione che ha scatenato le ire di Confcommercio (contraria alle aperture), secondo cui quelle di artigiani e industriali non sono associazioni rappresentative del settore. Convocata in un clima incandescente, la riunione dell`8 luglio scorso si è in realtà conclusa con un nulla di fatto (decisione rinviata al 10 settembre) ma ha lasciato dietro di sé un`ulteriore scia di polemiche. “Non possiamo abdicare al nostro ruolo – dice Mastroberti – Siamo pronti a prendere accordi sulle aperture festive, l`abbiamo già fatto con Ikea, che apre nei festivi tutto l`anno, così come con Gs, Coin e Chicco. Purché si rispettino alcune condizioni, come la volontarietà e la garanzia di un bonus sullo stipendio per chi lavora di domenica“. Il 10 settembre, comunque, la Fisascat si schiererà ancora per il no: “Ribadiremo la nostra posizione, non ci stiamo a passare per favorevoli quando non lo siamo mai stati. Concedere altre 10 aperture significa solo fare un favore alla grande distribuzione. Ciò detto, se passerà una linea diversa siamo pronti a trattare. Perché il sindacato deve fare il sindacato“.