Foto, riprese tv trasmesse nei Tg, nomi di calciatori coinvolti pubblicati sui giornali, questo è quanto successo nel caso Viva Lain di Torino. Fino a che vengono intervistate prostitute pentite come se fossero dive dello spettacolo la cosa non ci interessa, siamo in un paese libero ed ogni giornalista risponde del proprio operato ai suoi lettori. Che i giornali si tuffino su una notizia che vede coinvolti personaggi famosi in una vicenda a luci rosse, solleticando la morbosa curiosità di noi italiani, è un fatto normale, dato il livello medio delle notizie pubblicate. Ma la violazione della legge della privacy è cosa diversa. Il Codice di deontologia della privacy nell’esercizio dell’attività giornalistica, redatto in applicazione della legge n. 675/96, prescrive che ?la sfera privata delle persone note deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica? e per quanto riguarda la sfera sessuale della persona il giornalista deve astenersi ?dalla descrizione di abitudini sessuali riferite ad una determinata persona identificata o identificabile? e che ogni pubblicazione ?è ammessa nell’ambito del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione e nel rispetto della dignità della persona?.
Ovviamente non ce la prendiamo solo con i giornalisti, sarebbe troppo facile. Chi fornisce, infatti, l’elenco dei nomi ai giornali? Chi fa sfilare in Procura davanti alla telecamere i clienti per avere testimonianze solitamente del tutto inutili. Nel caso di Torino la Procura aveva la documentazione visiva dei reati commessi, materiale frutto di mesi di appostamenti ed intercettazioni. Era indispensabile, con tutti i clienti che frequentavano il centro, raccogliere, guarda caso, le dichiarazioni dei calciatori? Ricordiamo che i clienti delle prostitute non sono indagati, ma vengono solo convocati come persone informate dei fatti, in altre parole testimoni. Legittimo chiamarli in Procura, quindi, purché si garantisca il loro anonimato.
Dato che il Garante della privacy sui casi precedenti (eros center di Torino ed il caso della brasiliana di Milano) non è mai intervenuto, nonostante un nostro esposto in tal senso, il Codacons ha diffidato il Garante perché, ai sensi della L. n. 281/98 vigili sull’intera vicenda e inibisca qualunque atto e comportamento lesivo della privacy, adottando misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi delle violazioni accertate.