La notizia del piano triennale Telecom, secondo il quale, oltre alla già annunciata riduzione di 5 mila dipendenti, si aggiungerebbero altre 4 mila unità, sembra un ricatto morale in vista della imminente decisione dell’Authority delle Comunicazioni sulla richiesta della Telecom di avere un aumento del canone.
Peraltro passare ad 64 mila dipendenti a 55 mila in 3 anni non può che significare un ulteriore peggioramento dei già bassi standard di qualità dei servizi che Telecom deve garantire sulla rete, come sanno tutti i consumatori che chiedono la riparazione di un guasto alla linea e che si ritrovano tecnici di società subfornitrici non abilitati a fare le riparazioni più complesse.
Per questo il Codacons ricorda all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione che deve tutelare in primo i consumatori finali e non gli azionisti della società. Per questo non solo deve accertare se da questo piano scaturiscano possibili disservizi per gli utenti, ma anche, in via definitiva, stabilire che fine far fare al canone Telecom.
Infatti, se Telecom decide di comportarsi come un qualunque altro operatore sul mercato, allora il Codacons chiede l’abolizione del canone che a questo punto diventerebbe solo un privilegio che arricchisce gli azionisti della società e non garantisce lo svolgimento di un pubblico servizio, oppure, in alternativa, si chiede lo scorporo della rete in una società pubblica, in modo che sia chiaro che fine fa il canone.