Le prospettive sono sempre più nere. A darci la stangata questa volta sono i dati pubblicati dall`Istat sui prezzi alla produzione e la rilevazione di Bankitalia sul Pil in eurolandia. Il caro-energia fa volare i prezzi dell`industria italiana, riportandoci indietro di quasi quindici anni. A luglio, l`indice Istat ha registrato un aumento dell`8,3% rispetto allo stesso mese del 2007, il massimo dal settembre 1995, quando si attestava all`8,7%. Tutta colpa dell`energia: petrolio, gas, elettricità , che ha segnato un incremento del 25%, il più alto dal novembre del 2000 (più 26,3%). Depurato da questa voce si ha infatti un rallentamento dell`indice al 4,1% su base annua e un più 0,1% su base mensile. A preoccupare ci si mette pure la rilevazione di Bankitalia. L`indice Eurocoin, che fornisce ogni mese una stima della crescita di medio-lungo periodo del Pil nell`area euro, ad agosto è sceso da 0,34 a 0,17, toccando i minimi dalla metà del 2003. “Il risultato conferma la debolezza della crescita di fondo dell`area dell`euro. In particolare – spiega palazzo Koch – il dato di agosto è stato influenzato negativamente dalla pubblicazione delle stime preliminari sulla crescita del Pil dell`area nel secondo trimestre (meno 0,2% sul periodo precedente) e dal deterioramento del clima di fiducia delle imprese“. Sempre secondo l`Istat, negli ultimi dodici mesi i prezzi alla produzione sono saliti del 5,5%, mentre se si considerano i primi sette mesi del 2008 si registra una variazione del 6,9%. Schizzano inoltre tutti i raggruppamenti: al vertice resta l`energia con un più 25%, seguita dai beni intermedi (più 4,7%), dai beni di consumo (più 3,9%: quelli durevoli più 2,8%, quelli non durevoli più 4,2%) e dai beni strumentali (più 2,9%). Ma è proprio l`energia a incidere negativamente per il 60% sull`aumento tendenziale dei prezzi alla produzione e per l`80% su base mensile. “La tensione sui prezzi rimane alta – commentano i ricercatori del Cerm – il valore, se letto insieme ai dati sul Pil nel secondo trimestre 2008, conferma un quadro difficile per il nostro Paese, ormai da diversi mesi in stagflazione“. Una situazione che coincide con le difficoltà delle famiglie e alle preoccupazioni più volte manifestate dalle associazioni dei consumatori. “Per gli italiani le stangate non sono ancora finite. Ci si attende un autunno nero, i prezzi finali sono destinati ad aumentare“, sostiene l`Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori), che conferma la necessità dello “sciopero della pagnotta“ previsto per il 18 settembre e rinnova la richiesta di un incontro con il presidente del Consiglio per stabilire interventi contro i rincari. Non se la passano meglio i commercianti, colpiti da costi di produzione sempre più alti e dal calo della domanda da parte delle famiglie. Secondo l`ufficio studi di Confcommercio, “con un aumento tendenziale dei prezzi alla produzione del 25% per l`energia e del 9,6% per gli alimentari e le bevande, si allontanano le possibilità di ridimensionamento, nel breve periodo, delle dinamiche inflazionistiche al consumo e aumentano le difficoltà delle imprese commerciali, che scontano costi di produzione sempre più alti e una domanda debolissima“.