Il blitz della Guardia di finanza a Polservizi è già un successo per chi si oppose alla scelta di ripianare l`enorme bilancio dell`ente. E se prevale il piede sul freno, in attesa di verifiche, c`è già chi festeggia. Renzo Siviero, ex presidente del consozio acquedotto di Adria dal 1991 al 2002 e autore di due esposti sulla – a suo avviso illegittima liquidazione di sei anni fa, saluta con soddisfazione l`arrivo delle Fiamme gialle: “Finalmente la giustizia fa un passo importantissimo per affermare la verità . L`auspicio è che questo passo sia solo l`inizio del percorso di chiarezza sul disastro economico causato dalla gestione di Polacque e Polservizi, e della liquidazione del consorzio di Adria. Le responsabilità – conclude Siviero – vanno addebitate per altro anche all`Ato, che come organo di controllo della politica idrica locale ha fallito tanto quanto i gestori“. Più cauto l`avvocato Enrico Scarazzati, presidente della Lega Consumatori: “In assenza di atti ufficiali, meglio non spingersi troppo oltre nelle valutazioni – dice –. L`unica certezza per ora è che, con i costi che ricadono sempre sulle tariffe, l`acqua in Polesine sarà via via più cara. Ben venga maggiore chiarezza su quanto è accaduto, per il bene dei cittadini“. La presidente del Codacons, Chiara Crivellari, ricorda che l`attenzione deve rimanere alta: “Abbiamo l`acqua più cara in circolazione – commenta –. Senza contare le bollette folli arrivate al Comune di Adria. Inoltre verifichiamo aumenti incomprensibili motivati da nuovi lavori alla rete fognaria. Peccato che gli aumenti siano mantenuti anche per quei lavori che non vengono svolti perché cassati“. Quanto all`indagine delle Fiamme gialle: “Non abbiamo nulla contro l`attuale gestione, dunque se sarà fatta luce è tutto di guadagnato per chi non ha niente da nascondere “. Anche Mario Soattini, sindaco di Pettorazza Grimani, attende di saperne di più. Ma si dice ancora più convinto della scelta fatta allora dalla sua amministrazione, che fu l`unica in Polesine ad opporsi alla ricapitalizzazione e alla rimodulazione tariffaria: “Non aderimmo alla linea degli altri Comuni, perché veniva segnalata dall`interno dello steso cda una gestione scriteriata, che produsse un buco di 50 milioni di euro – rammenta –. Né approvammo modifiche alle tariffe, che potevano essere evitate con una gestione migliore“. E ci tiene a precisare che quella scelta non fu dettata da tessere di partito: “Fu una scelta di buon senso, tutta volta a tutelare i nostri cittadini. Ma forse anche il buon senso è fuori moda“.