"Noi non ci arrendiamo, domenica andremo a votare e invitiamo tutti a farlo. Dove? Nei 53 punti di raccolta già previsti: allestiremo dei gazebo davanti alle scuole, con le necessarie garanzie e il controllo dei documenti". L’ordinanza choc del Consiglio di Stato ferma il treno della consultazione ufficiale, ma non quello della partecipazione popolare. È questo lo spirito che muove il Coordinamento dei comitati anti-base che si candida a diventare il motore della consultazione, ereditando il testimone dal sindaco. "DEMOCRAZIA CALPESTATA". Il "day after" è però anche l’ora della riflessione. Anzi, dell’"indignazione per un’ordinanza che distrugge la democrazia". "Il Consiglio di Stato ritiene "inutile" la consultazione, ma queste sono valutazioni politiche, non giuridiche". Osserva Fulvio Rebesani: "Gli americani hanno dimostrato di rispettare la democrazia diretta, come il sindaco aveva chiesto. Rispetto che, invece, alcuni vicentini non hanno avuto per mere ragioni di bottega, imbavagliando la città con il loro ricorso". Completa il ragionamento Giancarlo Albera: "È grave anche l’operato delle istituzioni: le dichiarazioni ad orologeria del commissario Costa e del ministro La Russa hanno voluto condizionare i giudici". "CI PAGHIAMO IL VOTO". Ora per i comitati "non è più solo una questione di base sì-base no, ma di civiltà". Pertanto "andremo avanti – dicono – nel realizzare la sostanza e lo spirito di questa azione democratica". Tradotto: la consultazione si fa, autogestita. E spiegano: "Tutti quelli che hanno ricevuto questionario e scheda possono depositarla domenica davanti ai 53 punti di raccolta previsti, con le necessarie garanzie. Chiederemo un contributo per le spese. Per affermare il diritto alla partecipazione siamo disposti a pagare. L’esercizio della democrazia non è uno spreco". SPERANZA NEL TAR. La consultazione rimane la prima tappa. Tre giorni dopo, tuttavia, ce n’è un’altra su cui il Coordinamento riversa altrettante aspettative: mercoledì 8 ottobre è la data in cui il Tar ha fissato l’udienza di merito sul ricorso del Codacons; ma anche quella in cui affronterà l’ultimo faldone di ricorso presentato dal Coordinamento stesso con Legambiente e Comitato Più democrazia. Obiettivo: ottenere "la sospensiva di tutti gli atti inerenti la costruzione della base emessi fino ad oggi". Cioè "bloccare i lavori". Nel ricorso, si smontano uno per uno gli atti su cui poggia il progetto Dal Molin: per i ricorrenti "è un nuova base e non un ampliamento, né un’opera di difesa nazionale"; sotto il profilo ambientale ed urbanistico "manca la Via ed è violata la fascia di rispetto dal Bacchiglione". E soprattutto "il progetto definitivo ancora non c’è. Come si fa a dire che non impatta?".