Uno scandalo inutile, strumentale e contro i cristiani e la radice cattolica degli italiani. E non è un caso che siano stati proprio centinaia di iscritti al Codacons a inviare messaggi di sostegno alla decisione del giudice aquilano.
Infatti già nel 2000 la Corte di Cassazione, con sentenza n. 439, aveva riconosciuto il diritto di rimuovere il crocifisso dall’aula di una scuola, in nome ella laicità dello stato. La Corte infatti affermava:
?La bestemmia contro i “simboli e le persone venerati nella religione dello Stato“, tra cui il crocifisso, non è più preveduto dalla legge come reato, come stabilito anche dalla corte costituzionale, che indica l`obiettivo di una tutela non discriminatoria ma pluralistica di “tutte le religioni che caratterizzano oggi la nostra comunità nazionale, nella quale hanno da convivere fedi, culture e tradizioni diverse“: pluralismo garantito dal supremo principio di laicità dello stato, che induce a preservare lo spazio “pubblico“ della formazione e della decisione dalla presenza, e quindi dal messaggio sia pure a livello subliminale, di immagini simboliche di una sola religione?. Costituisce, pertanto, giustificato motivo di rifiuto dell`ufficio di presidente, scrutatore o segretario – ove non sia stato l`agente a domandare di essere ad esso designato – la manifestazione della libertà di coscienza, il cui esercizio determini un conflitto tra la personale adesione al principio supremo di laicità dello Stato e l`adempimento dell`incarico a causa dell`organizzazione elettorale in relazione alla presenza nella dotazione obbligatoria di arredi dei locali destinati a seggi elettorali, pur se casualmente non di quello di specifica designazione, del crocifisso o di altre immagini religiose“.
La sentenza del Giudice de L’Aquila, quindi, non avrebbe dovuto suscitare alcun scalpore, proprio perché preceduta da altre sentenze simili di Corti addirittura superiori.
Ma il dibattito sul crocifisso e sui simboli religiosi riguarda anche altri paesi europei e non. Vediamo quindi cosa accade all’estero:
AUSTRIA: una legge del 1949 e il Concordato del 1962 garantiscono la presenza dei crocifissi nelle scuole dove gli studenti cristiani sono la maggioranza.
FRANCIA: un`iniziativa promossa dall`associazione “Une Vandée pour tous les Vandéens“ ha ottenuto che il tribunale ordinasse a due comuni di togliere dalla sala consiliare il crocifisso. Senza risultato, invece, la richiesta di togliere il simbolo del dipartimento della Vandea (una croce).
GERMANIA: una sentenza della Corte Costituzionale del 1995 ha sancito l`incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche. Tale provvedimento riguarda le scuole elementari del solo land della Baviera (peraltro il più cattolico della repubblica federale), e subordina la permanenza del crocifisso a un`esplicita richiesta di genitori, insegnanti e alunni delle diverse scuole.
GRECIA: qui il maggior problema risiede nell`obbligo di dichiarare sulla carta d`identità la propria fede religiosa, adeguamento richiesto da una direttiva dell`Unione Europea. Si è mosso il locale garante della privacy sollevando un vespaio, con alcuni vescovi ortodossi ad incitare alla “guerra santa“, contro l`Europa e contro la laicità dello stato.
SVIZZERA: Nel 1990 il tribunale federale elvetico ha dato ragione ad un ricorso contro la decisione di un comune del Canton Ticino di esporre crocifissi nelle classi, sostenendone l`incompatibilità con la neutralità confessionale della scuola pubblica.
USA: qui la battaglia si combatte soprattutto contro la presenza sulle banconote del motto “in god we trust“ (“noi crediamo in dio“).
Il CODACONS sostiene quindi la decisione del Giudice aquilano e invita Cardinal Ruini a dimostrare la libertà della Chiesa accettando la sentenza tanto criticata e senza obbligare gli altri ad accettare un simbolo che non difende certo l’importantissimo ruolo sociale e storico del Cristianesimo. Ruolo che ? conclude il Codacons ? va difeso con le azioni concrete.