A memoria d´uomo, è il primo annuncio di una diminuzione stabile e non di un aumento. E che diminuzione: da trenta a sessanta euro annui pro capite, quindi almeno un centinaio di euro a famiglia, se non il doppio, più dieci anni di arretrati, che fanno almeno altri mille euro a nucleo familiare. La decisione è ufficiale (una sentenza appena emanata dalla Corte Costituzionale) solo che chi dovrebbe restituirvi questi soldi nemmeno lo sa. O, almeno, fa finta di non saperlo. La notizia: i consumatori si ribellano e, tutti assieme, chiedono a Mediterranea Acque, a Idrotigullio, ad Amter e agli altri «esattori»liguri la restituzione – come da sentenza della Corte Costituzionale numero 335 del 10 ottobre di quest´anno – del 32 per cento della bolletta. Ma dato che intasare gli uffici dei Giudici di Pace rischia di essere un autogol, la battaglia iniziata ieri mattina con la conferenza stampa di ben nove organizzazioni dei consumatori sarà campale: non piccole cause di singoli utenti, ma migliaia di ricorsi in mano alle nove organizzazioni che andranno a trattare, per tutti, la restituzione del maltolto. Che di «maltolto» si tratti non lo dicono quattro consumatori esagitati ma il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick e otto giudici costituzionali: «Il canone di depurazione va considerato come una componente della tariffa e non come una tassa: in caso di mancata fornitura, in tutto o in parte, del servizio l´importo prelevato deve essere restituito». Con una postilla: il periodo di prescrizione, entro il quale si deve richiedere la restituzione dell´indebito, è decennale. Sintetizza un furibondo Stefano Salvetti di Adiconsum: «Ogni anno, in Liguria, questi signori si mettono in tasca 48 milioni di euro ai quali non hanno diritto. Anche ad essere pessimisti, anche analizzando i periodi in cui i depuratori funzionano, abbiamo almeno quattrocentomila liguri che – lo dice la Regione, non noi – non hanno impianti di depurazione. Ma li pagano lo stesso». Rilancia Furio Truzzi di Assoutenti: «Esistono comuni totalmente sprovvisti di depuratori, ci sono larghe fette di Genova dove i depuratori non funzionano, altre dove non sono neppure previsti. Ma se andate a vedere la vostra bolletta, la voce «quota depurazione» è pari al 32 per cento. Semplicemente questi soldi devono tornare nelle tasche di chi li ha tirati fuori». Non sarà una battaglia semplice né breve. Le nove organizzaqzioni hanno preparato un prestampato da indirizzare alla Mediterranea Acque e in copia ai movimenti stessi (Acu, Acom, Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Casa del consumatore, Movimento difesa del cittadino, Lega consumatpri e Codacons) che prevede «la richiesta di informativa sugli impianti di depurazione delle acque reflue esistenti, interruzione della riscossione del canone e rimborso delle somme indebitamente percepite in loro assenza o non funzionalità» E il documento – due cartelle zeppe di richiami a leggi e circolar, scaricabili presso i siti delle varie organizzazioni – non lascia scampo a troppe mediazioni: i consumatori che hanno pagato per un bene che non hanno avuto hanno diritto ad essere rimborsati. Come si calcola questo rimborso? E´, ovviamente, la parte più difficile della partita: secondo gli organizzatori della rivolta l´importante è partire con la protesta. Poi, per mediare, ci sarà sempre tempo.