Davvero singolare la disavventura capitata al Sig. S. F., cittadino di Cassino che lavora a Roma. Il 25 ottobre scorso, come tutte le mattine, esce dalla sua casa di Cassino per recarsi a lavorare a Vermicino, popolare quartiere di Roma. Dopo aver preso l’autostrada esce al casello Roma Sud, inserisce la sua scheda Viacard ma la barra di uscita non si alza. Sono le 7 del mattino. Aspetta qualche minuto ma non succede niente. Così preme il pulsante di soccorso operatore per 10 minuti ma nessuno risponde al suo appello. Contemporaneamente si abbassa la barra posteriore, quella cioè che consente l’entrata al casello di pagamento. Così S. F. resta bloccato tra 2 barre, senza possibilità di spostare la propria vettura. Scende dall’auto e si reca presso il Punto Blu, che si occupa di assistenza e vendita delle carte Viacard. Gli addetti lo invitano a risalire in macchina (ma solo dopo un’aggressione verbale) e ad aspettare perché qualcuno sarebbe intervenuto in suo aiuto. Aspetta altri 10 minuti ma nessuno va a soccorrerlo. Lo sfortunato automobilista si appella allora alla Polizia Stradale. Telefonino alla mano chiama la stazione più vicina e spiega la situazione. Anche lì gli assicurano un intervento che in effetti arriva, ma solo dopo 15 minuti. Avvertito dalla Polizia Stradale uno dei casellanti si reca dall’automobilista intrappolato, proprio mentre la barra anteriore si alza regalando a S. F. , dopo 40 minuti, la tanto sofferta libertà! A questo punto le domande sorgono spontanee: c’era bisogno dell’intervento della Polizia Stradale per liberare lo sfortunato utente delle Autostrade italiane? Perché al soccorso operatore non ha risposto nessuno? E soprattutto a chi va attribuita la responsabilità dell’accaduto? Domande che non hanno ancora risposta, dal momento che agli stessi quesiti posti dal Sig. S. F. i casellanti hanno innestato il solito meccanismo dello scaricabarile, attribuendo la colpa dell’accaduto ad una non meglio specificata società di Fiano Romano che gestisce il servizio. L’unica cosa certa in questa storia è che il protagonista ha perso inutilmente 40 minuti della sua vita imprigionato al casello di Roma sud.
?E se l’automobilista non avesse avuto il telefono cellulare con se? Ma soprattutto se a causa di questa inutile perdita di tempo il Sig. S.F. avesse perso un’importante e redditizia occasione di lavoro?? si domanda l’Avv. Carlo Rienzi, Presidente del CODACONS. Proprio per tutelare il cittadino sfortunato e ribadire il principio del ?non ingoiate il rospo?, l’associazione di consumatori, al quale S. F. si è rivolto, ha deciso di presentare una richiesta di risarcimento danni al Giudice di Pace di Roma, per ottenere il riconoscimento dei danni subiti.