Comune, commercianti, associazioni dei consumatori e sindacati alla resa dei conti sulle aperture domenicali dei supermercati. Martedì prossimo, a Palazzo Cernezzi, è convocato un nuovo incontro di tutte le parti interessate che potrebbe portare a una revisione della decisione di ridurre i giorni festivi di apertura. Il vertice si annuncia particolarmente animato, e sarà il Codacons a trainare il gruppo degli operatori che vogliono alzare il più possibile le saracinesche dei negozi.
Proprio il Codacons, nelle scorse settimane, aveva presentato una richiesta formale al Comune di Como perché fossero convocate tutte le parti interessate al tema delle aperture domenicali.
Una lettera alla quale si è aggiunta quella analoga inviata a Palazzo Cernezzi dall’Unione Industriali.
«La nostra associazione non era stata interpellata sul tema della nuova legge regionale che disciplina le aperture domenicali – commenta Mauro Antonelli, responsabile provinciale del Codacons – Lo stesso valeva anche per altri enti che hanno i titoli per esprimere un parere. Per questo abbiamo chiesto formalmente la convocazione di una nuova riunione».
Palazzo Cernezzi ha accolto la richiesta e ieri mattina, con una raccomandata inviata a tutti gli interessati, e ha convocato un nuovo tavolo di confronto. La riunione è fissata per l’8 luglio, alle 10, nella Sala Stemmi del Comune. E si annuncia come una vera e propria resa dei conti. «Siamo alla battaglia finale – commenta Antonelli – Chi ha negato le aperture straordinarie dovrà tornare al tavolo e riconfrontarsi con tutte le parti interessate per arrivare a una decisione finale. Puntiamo naturalmente ad aumentare il più possibile le aperture. Per quanto ci riguarda vorremmo addirittura abrogare la legge che impone un tetto massimo di giornate festive in cui è possibile lavorare. Bisogna essere liberi di aprire quando vuole».
Nel maggio scorso, a pronunciarsi nettamente contro le aperture domenicali straordinarie, erano stati i rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Lega Coop, Adiconsum, Cgil, Cisl e Uil. Tutti i martedì dovranno tornare a sedersi attorno a un tavolo, questa volta allargato. Palazzo Cernezzi ha infatti incluso tra i partecipanti al vertice Federdistribuzione (i rappresentanti della grande distribuzione, gli unici che già nel maggio scorso avevano votato a favore delle aperture), Compagnia delle Opere, Confcooperative, Lega Nazionale Cooperative e Mutue, Unione Industriali di Como, Confartigianato Imprese Como, Cna, Adoc, Codacons, Confconsumatori, Federconsumatori e Ugl.
«Non abbiamo ancora ricevuto la comunicazione ufficiale – si limita a dire Giansilvio Primavesi, presidente della Confcommercio di Como – Aspetto di vedere in quali termini il Comune intenda porre la questione, poi valuteremo come comportarci».
La riunione servirà per riprendere in esame la nuova disciplina degli orari degli esercizi commerciali, introdotta da un’apposita legge regionale. I partecipanti al vertice dovranno valutare la possibilità di aggiungere al calendario già fissato dalla Regione per le aperture domenicali, fuori dal perimetro storico del capoluogo, anche altre domeniche di attività straordinaria, fino ad un massimo di dieci.
Il Comune si chiama fuori dalla decisione, e passa la palla ai rappresentanti di enti e categorie che saranno al tavolo martedì prossimo. «La legge – scrive in una nota ufficiale l’ufficio stampa di Palazzo Cernezzi – recita senza possibilità di altra interpretazione che la decisione avverrà sulla base di un accordo tra i soggetti maggiormente rappresentativi del settore sia per la parte imprenditoriale, dei consumatori e delle rappresentanze sindacali. Le nuove istanze hanno di fatto ampliato il livello di rappresentanza ed è dunque un atto dovuto quello di poter riaprire il confronto».
La decisione di riavviare la trattativa era stata annunciata dal sindaco, Stefano Bruni. «Riapriremo a breve il tavolo per le aperture domenicali dei supermercati – ha detto due settimane fa il primo cittadino in diretta televisiva su Etv – Alcune associazioni erano state escluse dalla riunione che ha portato alla decisione di non procedere con le aperture straordinarie ed è giusto rivedere la decisione. La decisione comunque spetta al tavolo di associazioni e sindacati».