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Veneto: no alle estrazioni Scajola conferma il piano

  VENEZIA. La conferma è arrivata direttamente dal ministro Claudio Scajola: il governo ha rivisto la decisione non estrarre risorse energetiche dall’Adriatico. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, parlando ieri a «Panorama del giorno» su Canale 5. Nel provvedimento sviluppo approvato dalla Camera e ora in discussione in Senato, «c’è proprio la revisione di quella clausola – ha sottolineato il ministro – in modo che, d’accordo con la Regione Veneto, si possa di nuovo prendere energia dal sottosuolo. è importante ricordare ai cittadini che quando manca l’energia, sotto il nostro territorio c’è un valore inestimabile; si parla – ha aggiunto Scajola – di 100 miliardi di energia che abbiamo nel territorio italiano e che non andiamo a prendere». Riguardo ai tempi di ripersa delle estrazioni in Adriatico, «mi auguro che la condivisione con i territori possa portarci a risolvere in tempi brevi».  La notizia di una ripresa delle esplorazioni nella zona che va da Chioggia al Delta del Po è stata accolta positivamente dal Codacons. «Bene questa decisione – ha affermato il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi – se serve ad aumentare le fonti di approvvigionamento di energia e soprattutto il gas, cioè energia pulita, che, come dimostrano i recenti eventi, non può essere legato solo a un paese straniero». Ma, come è naturale, per Rienzi il ministro deve «far sì che ci sia il massimo rigore negli accertamenti delle valutazioni di impatto ambientale che questo tipo di attività impone a tutela dell’habitat». Un no bipartisan è arrivato, invece, dai rappresentati locali. La posizione di Giancarlo Galan è nota: cinque anni di funzionamento del rigassificatore di Porto Viro, ebbe modo di sottolineare durante la cerimonia di inaugurazione del terminal alla presenza del premier Berlusconi, equivalgono a quanto «potremmo estrarre dai giacimenti in Alto Adriatico». Un secco no è arrivato anche dal consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin che ha ribadito la sua opposizione anche alla ripresa del nucleare. «Due scelte – ha spiegato – inefficaci ai fini della maggiore autosufficienza energetica nazionale, dannose e rischiose per l’ambiente e la sicurezza dei cittadini e, al tempo stesso, un ostacolo per gli investimenti, questi sì necessari, volti a sviluppare le fonti rinnovabili». L’ipotesi di un commissario straordinario per utilizzare i giacimenti viene bocciata anche dalla Lega veneta. Dopo le preoccupazioni sollevate da Franco Manzato, vicegovernatore della regione, anche Roberto Ciambetti, consigliere regionale del Carroccio e vicecapogruppo in Consiglio regionale, dichiara la propria contrarietà a qualunque provvedimento che «scavalchi il parere della Regione» e le attuali procedure autorizzative di valutazione di impatto ambientale. «La costa veneta è fragile, ora così come lo era negli anni Cinquanta – spiega -. La Lega Nord si opporrà a qualsiasi intento di riprendere le estrazioni, senza approfonditi studi scientifici che chiariscano in modo inequivocabile il diverso ambito geologico e le reali dimensioni della subsidenza indotta dai prelievi». Conto le estrazioni si schiera anche Confturismo Veneto. «Sarebbe un disastro per le nostre coste – commenta Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto – la subsidenza è un rischio reale e non possiamo permettere che si danneggino Venezia e Chioggia per un bisogno contingente risolvibile con la ricerca e l’incentivazione di fonti alternative».  

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