Secondo rinvio governativo, ancora di sei mesi, alla class action, la norma che consentirebbe a gruppi di cittadini danneggiati in una medesima causa di intentare una richiesta collettiva di risarcimento, con evidenti vantaggi dai punti di vista della tempistica e dei costi processuali. Il provvedimento era stato approvato dall’ultima Finanziaria varata dal governo Prodi, quasi per sbaglio, grazie a un voto espresso per errore a favore da un senatore di Forza Italia. L’esecutivo in carica, alla prima prova della Finanziaria anticipata per decreto in estate, decise di fare a meno della class action. Il ministro Claudio Scajola disse che così com’era non andava bene, ci sarebbero stati "vagoni di ricorsi senza giovare ai consumatori". Quindi, entrata in vigore rinviata al gennaio 2009 con la promessa di migliorare il testo. I ritocchi promessi, si scopriva in seguito, riguardavano essenzialmente l’eliminazione della retroattività ai reati commessi prima del luglio 2008: in pratica, un colpo di forbice deciso che escludeva dal gioco i risparmiatori schiantati dai collassi di Cirio e Parmalat, per citare i più famigerati casi occorsi prima di quella dead line. Non pago di questa limitazione sostanziale (e di altre, come il maggior potere di filtro dato ai giudici), il governo è tornato all’attacco: e nel Consiglio dei ministri di oggi, avvalendosi del contenitore costituito dal decreto milleproroghe, ha spostato in avanti l’entrata in vigore di altri sei mesi, al giugno 2009. La promessa è sempre quella: fare un testo migliore. Ma per chi? Dalle associazioni dei consumatori, dal Partito democratico e dall’Italia dei valori si è alzato un fuoco di fila di proteste. "Non è altro che l’ennesima truffa ai danni degli utenti – ha dichiarato Carlo Rienzi del Codacons – ci avevano promesso non solo che la class action sarebbe stata introdotta in Italia il prossimo primo gennaio, ma addirittura che sarebbe stata estesa anche alla Pubblica amministrazione". Secondo Rienzi la decisione del governo è "una presa in giro" per i cittadini. Sulla stessa linea i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trafiletti ed Elio Lannutti (è anche senatore dell’Idv), che in una nota congiunta hanno detto che la decisione del governo "danneggia i cittadini, coinvolti nelle truffe e tutti le imprese che, nel mercato, operano nel pieno rispetto delle regole. La class action, infatti, per le associazioni dei consumatori rappresenta non l’occasione per regolamenti di conti e attacchi indiscriminati alle imprese, ma doveva e dovrà essere un forte deterrente contro truffe e raggiri da parte delle imprese e un forte incentivo per un funzionamento del mercato trasparente ed efficace". Secondo Federconsumatori e Adusbef, gli obiettivi del governo sono altri, ovvero "rendere impossibile l’azione di risarcimento per i danni subiti dai cittadini nelle truffe Cirio, Parmalat, etc e rimandare il più possibile l’attuazione della legge stessa". Il Codacons ha annunciato un esposto al Tribunale delle Anime contro il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta e contro tutti i ministri dell’attuale governo, per le bugie raccontate ai cittadini italiani in merito alla legge sull’azione collettiva e anche una valanga di cause individuali da parte di singoli contro le aziende. Il Movimento difesa del cittadino, ha parlato senza mezzi termini di "subordinazione del governo alle richieste di Confindustria". Critiche anche da Legambiente secondo cui si tratta "dell’ennesimo rinvio che allontana questo paese dalla tutela dei diritti collettivi dei cittadini". Il sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati ha minimizzato e garantito la disponibilità del governo a dialogare con il Parlamento. Ora si è aperto un ennesimo giallo: chi si occuperà, da gennaio, delle modifiche al provvedimento? La Commissione Giustizia della Camera vuole la parola più importante, la Casellati nicchia, si parla di una corsia preferenziale attraverso un emendamento al collegato alla finanziaria sullo sviluppo. Il sottosegretario ha detto che l’esame in Commissione Giustizia potrebbe essere rallentato dalla "mancata collaborazione" dell’opposizione (Pd e Idv) che oggi in Commissione ha votato contro la risoluzione parlamentare presentata in favore della proroga. Il governo, insomma, sta meditando sull’opportunità di liberarsi pure di questa grana. Il centrosinistra è sul piede di guerra. Il deputato dell’Idv Franco Barbato ha accusato il centrodestra di aver "gettato la maschera. Ove mai ce ne fosse stato bisogno, questa decisione rappresenta un’ennesima conferma del fatto che questo governo vuole solo difendere gli interessi dei potentati economici, infischiandosene dei drammi vissuti dalle famiglie italiane, in particolare di coloro che sono stati duramente colpiti dagli scandali Cirio e Parmalat". La verità, ha concluso Barbato, "è che bisognerebbe promuovere un’azione risarcitoria collettiva contro questo governo per i danni che sta arrecando a milioni di cittadini". La pensa allo stesso modo il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero: "Il governo e la Confindustria vogliono rendere impossibile l’azione di risarcimento per i danni subiti dai cittadini nelle truffe Cirio, Parmalat e molte altre". Il capogruppo democratico in Commissione Attività produttive, Andrea Lulli, ha parlato di "boicottaggio di una legge innovativa e moderna, varata dal governo Prodi, che avrebbe fatto fare un passo in avanti al nostro Paese, avvicinando la qualità dei servizi per i cittadini agli standard europei". La norma voluta dal governo di centrosinistra, in effetti, aveva anticipato disposizioni in arrivo dall’Unione europea. La responsabile dell’Antitrust Ue, Neelie Kroes, presenterà all’inizio del prossimo anno un Libro Bianco con "specifiche raccomandazioni per rendere più semplici i ricorsi dei privati, in primis i consumatori, contro i danni subiti dalla violazione delle regole sulla concorrenza".