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MUCCA PAZZA: I CONSUMATORI AL TAR PER BLOCCARE LE IMPORTAZIONI

Il 1 marzo davanti al Tar del Lazio si discuterà il ricorso presentato dal Codacons contro il Ministero della Sanità per chiedere l’annullamento dell’ordinanza di revoca delle misure di protezione contro la cosiddetta ?mucca pazza?. L’ordinanza in questione ha operato la revoca delle misure restrittive precedentemente disposte con riguardo alla carne bovina proveniente dalla Francia. Presupposto di tale decisione sembra essere stato la nota del Commissario Europeo ? David Byrne ? che invitava alla revoca di provvedimenti restrittivi giudicati ingiustificati dal Comitato scientifico dell’Unione Europea. Ulteriormente il sottosegretario alla Sanità italiano, l’on. Ombretta Fumagalli Carulli, ha affermato che il provvedimento si era reso necessario per il rischio di sanzioni comunitarie. Le motivazioni che hanno spinto il Ministero ad emanare l’ordinanza di cui è causa, quindi, sono costituite da una parte da una presunta violazione delle norme comunitarie in tema di libera circolazione delle merci e dall’altra da una assunta tranquillità della situazione sanitaria, tale da consentire di scongiurare ogni pericolo. Il ricorso del Codacons mira a contestare proprio questo tipo di impostazione, del resto a fronte di rischi per la salute pubblica le disposizioni interne possono prevalere sulle disposizioni comunitarie, perché una lettura attenta degli artt. 28 e 29 del Trattato istitutivo dell’Unione Europea sembrerebbe autorizzare a concludere che lecitamente uno Stato membro può impedire l’importazioni merci di altro stato membro se tale decisione si fondi su di un motivato fine di protezione della salute e della vita di persone e di animali: e non vi è dubbio che questo caso rientri nell’ipotesi in questione. D’altra parte il sig. Byrne motivava il proprio invito a rimuovere le misure restrittive con riferimento ad una non meglio precisata infondatezza delle preoccupazioni sottese alla scelta degli stati destinatari della propria nota. Ma solo qualche giorno dopo è apparso chiaro come i timori degli stati non fossero per nulla infondati: lo stesso Byrne infatti nel commentare il caso del bovino di soli 28 mesi affetto da BSE scoperto in Baviera, ha affermato che in Germania potremmo essere di fronte ad una epidemia. D’altra parte il tentativo di giustificare l’allentarsi delle misure di sicurezza rispetto all’esterno affermando che oramai sarebbero superate per il verificarsi di mucca pazza anche in Italia, manca palesemente di ogni fondamento di logicità e di razionalità; invece proprio in considerazione del diffondersi dell’epidemia ben avrebbe fatto il Governo a mantenere le restrizioni previste anche perché le nostre strutture incontrano già difficoltà a testare tutti gli animali allevati in Italia. Ulteriormente c’è da dire che l’importazione oggi come oggi risulta del tutto inutile stante il crollo verticale delle vendite di carne bovina e la profonda crisi delle nostre aziende produttrici tale da fare ipotizzare un ulteriore motivo di deroga alla libera circolazione delle merci: quello della protezione della proprietà industriale e commerciale. Il Codacons è inoltre intervenuto ad opponendum nel ricorso degli allevatori che non vogliono l’abbattimento delle mucche della Cascina della Malpensata, ricorso nel quale gli allevatori hanno chiesto al giudice adito di anteporre gli interessi di un imprenditore zootecnico, di natura esclusivamente economica, alla salute dei consumatori. Il Codacons ha precisato come il rischio di contagio degli altri bovini presenti nell’allevamento della mucca 103 non dipende, come gli allevatori hanno voluto far credere, da una improbabile trasmissione aerea del virus, ma dal fatto di essere state nutrite con gli stessi mangimi. Le incertezze scientifiche sui modi di propagazione del contagio impongono non già l’astensione da qualsiasi tipo di provvedimento, ma più correttamente l’applicazione del principio di precauzione sancito da anni a livello comunitario.

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