Site icon Codacons Lombardia

GRANO CONTAMINATO: ESPOSTO DEL CODACONS ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI BARI







Un nuovo esposto è stato presentato dal Codacons alla Procura della Repubblica di Bari, relativamente alla nota vicenda del grano contaminato scoperto in Puglia.

Come si ricorderà nel settembre del 2005, nel porto di Bari, la Guardia di Finanza aveva bloccato un carico di ben 58 mila tonnellate di grano proveniente dal Canada ed importato dal noto industriale del grano Casillo, poi dissequestrato per effetto di analisi di laboratorio falsificate da due tecnici, successivamente arrestati, i quali avevano tratto in errore l’Autorità Giudiziaria inquirente.

Secondo analisi condotte dalla Procura di Trani, parte del quantitativo evidenziava la presenza nel grano di ocratossina, sostanza gravemente nociva e cancerogena, proibita dalle norme comunitarie. Il dissequestro del quantitativo, basato su analisi rivelatesi contraffatte, ha permesso a Casillo ? ed è forse l’elemento più allarmante – di immettere il grano nel ciclo produttivo, distribuendolo presso alcuni molini perché semolassero il grano e quindi lo vendessero alle aziende produttrici di pasta.
Il settimanale ?L’Espresso? evidenziava in una inchiesta di pochi giorni fa i nomi di alcuni pastifici coinvolti nell’affare del grano contaminato: Mastromauro (pasta Granoro), Riscossa, Pedone, Barilla e Rana. Secondo indiscrezioni poste all’attenzione dai giornalisti dell’Espresso, tali ultimi 2 pastifici avrebbero acquistato grano proprio dalla partita contaminata, proveniente dal Canada, già classificata come di qualità scadente.

La Barilla sarebbe uno dei maggiori clienti del Molino Casillo e avrebbe comprato – secondo la Guardia di Finanza e secondo il settimanale ?L’Espresso? – ben 1.290 tonnellate di semola, di cui una parte contenente proprio il grano della nave Loch Alyn (la nave proveniente dal Canada che trasportava il grano contaminato).

L’azienda Barilla avrebbe, peraltro, disposto dei controlli sulle partite di grano adulterate, che avrebbero evidenziato che circa il 10% del quantitativo di semola (cioè 130 tonnellate) conteneva ocratossina, seppur al di sotto dei valori critici.

Il Codacons si è rivolto quindi alla Procura della Repubblica di Bari affinché venga accertato se i fatti, così come denunciati dal settimanale L’Espresso, siano veri o meno, e nel caso verificare le responsabilità dei soggetti che hanno acquistato semole contenenti la sostanza cancerogena denominata ocratossina, mettendo in commercio pasta di grano duro derivata dai cereali adulterati, con grave nocumento per la salute pubblica dei consumatori.

Si ricorda che i pastifici coinvolti in questa vicenda rientrano tra i leader indiscussi nel mercato della pasta, che stando alle statistiche del settore, annovera quasi un milione di tonnellate annue di prodotto.

Exit mobile version