Una valanga di richieste di rimborso per milioni di euro potrebbe presto sommergere gli uffici Acea di piazzale Ostiense. A scatenarla è una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 335/2008) che ha stabilito che non è dovuto, da parte di quei cittadini che vivono in zone sprovviste di depuratori, il pagamento della voce all’interno della tariffa idrica relativa appunto al servizio di depurazione. Una situazione, sostengono associazioni di consumatori ed esponenti politici municipali, che riguarda decine di migliaia di Romani. «Almeno 15mila persone solo nella zona Nord di Roma, sulla Cassia, avrebbero diritto al rimborso di quanto pagato in questi anni – dice Marco Petrelli (Pdl), presidente della commissione Urbanistica del municipio XX -. Si tratta dei residenti della Storta, Isola Farnese, la Cerquetta che ancora oggi scaricano nei fossi senza depurazione in quanto l’impianto previsto a Isola Farnese non è stato mai realizzato». Cittadini che avrebbero «indebitamente pagato all’Acea», stima Petrelli, «circa 150 euro l’anno», e che ora potrebbero chiedere indietro queste somme versate negli ultimi 5 anni. «L’Acea – calcola Petrelli – potrebbe dover rimborsare solo ai cittadini di questa zona di Roma oltre 10 milioni di euro». Il Codacons, che ha già annunciato un’azione legale «a tutela dei cittadini del Lazio», ha preso contatti con un comitato di Vitinia, al quale aderiscono un migliaio di cittadini, che sta valutando se dare mandato all’associazione di consumatori per una class action nei confronti di Acea. L’azienda idrica ha già ricevuto una diffida da parte del Codacons a sospendere dalla prossima fatturazione gli addebiti agli utenti. «Dall’Acea, alla quale abbiamo anche chiesto un quadro delle zone coperte dal servizio di depurazione in città, non abbiamo avuto risposta – dice Simona Zacchei, legale Codacons -. Ci sono tutti gli estremi per procedere nei confronti dell’azienda e per far rimborsare ai romani quanto hanno pagato per un servizio di fatto inesistente». Ma l’associazione di consumatori si spinge anche oltre: «Anche se la sentenza della Corte costituzionale non ne parla espressamente – conclude l’avvocato Zacchei – crediamo che in queste stesse zone non servite da depuratore i cittadini non debbano neanche pagare quella voce della tariffa relativa alla fognatura. Si tratterebbe di due azioni legali diverse, ma i cittadini potrebbero recuperare migliaia di euro sborsati inutilmente in questi anni».